Come nasce l’idea
La maggior parte delle persone che incontro mi chiede come è nato il desiderio di recuperare la coltivazione della canapa a Ponte nelle Alpi. Il tutto è cominciato nel 2012, quando assieme a mia zia Maria Vignante abbiamo potuto approfondire la storia di questa pianta e di quanto sia da sempre stata legata alla storia dell'uomo.
Nel 2012 a mia zia, Maria Vignante, era stato chiesto di raccogliere una testimonianza, nel Comune di Ponte nelle Alpi, riguardo antiche competenze e mestieri legati all’utilizzo di fibra vegetali e in particolar modo della canapa. Tale testimonianza sarebbe stata poi pubblicata in un libro assieme ad altre testimonianze raccolte da vari autori nel bellunese relative all’arte di tessitura e realizzazione dei varòt. Mia zia ha chiesto la mia collaborazione ed il 22 gennaio 2012 abbiamo intervistato Maria De Toffol (82 anni) di Quantin, la quale ci ha confermato come negli anni ’30 del Novecento in questo territorio la coltivazione della canapa e il suo utilizzo per la produzione di tessuti era alla base di molte attività e del sostentamento delle famiglie, inoltre il suo racconto parla di come la lavorazione della canapa aveva permesso a molte donne di avere una fonte di autonomia economica per mantenimento di loro stesse e in alcuni casi della famiglia a carico (vedi intervista Tessitrici a Ponte nelle Alpi).
Ascoltare questa testimonianza, e studiare e analizzare questo tema ha significato per noi approfondire la conoscenza della nostra storia e della nostra cultura. Così l’anno successivo mia zia Maria Vignante, appassionata di ricerche storiche, ha pensato di organizzare una mostra per raccontare la storia di questa pianta che è stata tanto importante quanto dimenticata (vedi dettagli su Mostra).
Il passaparola che si è generato dalla mostra ci ha portato a conoscere diverse persone che ci hanno prospettato la possibilità di iniziare una coltivazione vera e propria. A questo punto si trattava di cogliere l'occasione per approfondire anche altri aspetti della canapa come quello ambientale, economico e sociale. L'anno successivo abbiamo coltivato il primo campo a Soccher e abbiamo iniziato una serie di incontri di informazione con la popolazione nel bellunese (vedi La nostra esperienza).